
Ho letto di bottiglie di champagne stappate in Inghilterra dopo la lettura della sentenza che, anche se non riuscirà a cancellare le donne transgender, mette una pietra nel percorso di riconoscimento sociale e collettivo.
Una sentenza che, travestendosi dietro la narrazione di voler difendere le “vere donne”, decide di fatto di schiacciare la dignità e la vita di altre donne, mettendo in atto quella pratica di sovradeterminazione che, a mia memoria, il femminismo non ci ha mai insegnato.
Un femminismo che oggi si trasforma anche in quel transfemminismo che, riconoscendo profondamente ogni percorso di affermazione di genere, promuove alleanze non sentendosi affatto minacciato da chi agisce il proprio diritto ad autodeterminarsi.
Leggendo la notizia quindi, in un attimo, mi sono venute in mente le immagini di chi nel 2016 festeggiava ad una legge sulle unioni civili che sanciva l’invisibilità delle famiglie arcobaleno.
Chi, con la bava alla bocca, mossə da furore ideologico, si alleò con chi volle e vuole ancora oggi semplicemente continuare a sancire la nostra invisibilizzazione giuridica e quindi, secondo loro, sociale.
Pochi anni dopo i/le massimalistə ci riprovarono durante il dibattito sul ddl zan tentando di lasciare fuori le persone trans da quella legge.
Stavolta il tumulto si alzò compatto e la comunità disse no, che non si potevano lasciare ancora una volta dietro parti di noi. La politica dovette fermarsi, stavolta non c’era spazio per compromessi al ribasso.
La coscienza politica collettiva cresce, è vero, ma dobbiamo stare attentə a non lasciare gioco facile a chi dà più parti, cinicamente e vigliaccamente, continua a infiltrarsi tra le pieghe delle nostre realtà, nel tentativo di dividerci e renderci deboli.
Ed è per questo che oggi è più che mai necessario continuare a sancire alleanze tra chi, società civile, istituzioni e politica, ha la stessa visione di mondo, quella che non segue l’ideologia ma si confronta con la realtà.
È quindi necessario scendere in piazza compattə e forti, con una postura che non lasci indietro nessunə, con responsabilità e parole d’ordine chiare.
Perché il rischio è dietro l’angolo, Trump e Orban, come stiamo vedendo, non sono poi così lontani.